La sistematica ricerca ed encomio del segno-colore, nell’opera artistica di Vladimiro Dijust, connota, sin dagli esordi, la sua poetica artistica. Le strutture abitabili e percorribili negli ambiti della fantasia, nutrite da gioia di vivere, sono contraddistinte sia dal colore che dalle forme che si formulano in griglie e conferiscono all’impianto una figurazione essenziale, semplice da intuire, ma complessa nella compagine, in quanto per trovare le giuste armonie e sezionature degli spazi necessita di un’accurata attenzione per giungere sia cromaticamente che architettonicamente ad una pittura astratto-gestuale di distinto livello. L’opera in generale assimila i simboli dell’arte di strada o dell’immediatezza dei tratti sperimentali dei disegni dei bambini disaccademizzati e privi di preconcetti tecnico-strutturali, questi elementi ideati, vedono l’autore spogliare la realtà di ogni fattore “accidentale” per far coincidere i costituenti dell’emozione con i principi di costruzione. Le griglie compositive sono sia inquadrate in disegni geometrici che lasciate aperte ad una libera gestualità spaziale che prende forma come flusso spiraliforme e che trae la propria forza centrifuga nel colore. Dijust approfondisce e sviluppa, con una coerenza sempre più intensa i temi che gli sono congeniali come: animali, vedute e informale e ne allarga l’interesse che va dalla ricerca stilistica dell’insieme alla risoluzione dei problemi legati al trovare essenziali armonie cromatiche. Vladimiro si spinge oltre e, percorrendo il suo mondo onirico e fantastico, evidenzia i colori e i volumi come unico blocco di comunicazione. La luce si scompone scorrendo sulle superfici e rivela l’esistenza di colori vividi e vibranti di un’emozione bambina recuperata nel ricordo. L’artista è giunto a sviluppare efficacemente una figurazione dell’immaginario e del fantastico, le immagini così create e riesumate da un intimo sentire, ma ancor meglio, frutto di un’arte spontanea, libera, comporranno un discorso indirizzato verso un moderno primitivismo. Le campiture colorate, e perlopiù componenti gli spazi meno intasati da forme, soprattutto nel ciclo dedicato alle vedute, talvolta, vengono ottenute per sottrazione del colore, consegnando così all’insieme particolari note di trasparenza. Lo studio dedicato agli equilibri dato dalle griglie che chiudono con contorni decisi le forme nascenti, pongono le basi della grammatica segnica e indirizzano la composizione cromatica dell’autore, ne segue successivamente la necessità di soddisfare il gesto, perché la sua è arte gestuale, ma ben indirizzata verso una risoluzione logica della necessità espressiva. Nonostante la sua possa sembrare un’arte istintiva, intuitiva e che non per forza debba rispondere a dettami stilistici accademici, si evince, percorrendo la sua galleria, una ben meditata progettualità di base che però lascia sempre spazio all’emozione del momento e alla gioia che produce l’intima necessità di dar sfogo alla personale creatività. L’artista, indipendentemente dal soggetto prescelto per la creazione di un quadro, esso sia figurativo o informale, mantiene sempre la stessa morfologia di segno, che si fa forza dell’associazione tra i colori che per scelta, non sono quasi mai primari. Questo processo di ricerca condotto sul colore denota anche una profonda necessità di alleggerire l’insieme e farsi forza dei fraseggi di connessione tra le figure e il tutto, raggiungendo così una bidimensionalità piena di effetti cromatici e ritmici. Il risultato è la nascita di un alfabeto espressivo che non sussume la creatività alle proprie regole, ma ne alimenta e incentiva le opportunità interpretative.
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