TIZIANO BRAVI
Tiziano Bravi, artista autodidatta, si forma artisticamente con una continua pratica nel campo dell’arte. La capacità di trascrivere in forme il suo pensiero era già viva in lui sin da piccolo, purtroppo questa sua attitudine non venne mai capita da chi gli stesse vicino, così dovette nel tempo prendere una strada autonoma senza formazione accademica. Se Tiziano avesse comunque frequentato scuole accademiche forse non sarebbe diventato ciò che è oggi e anche la sua espressività sarebbe stata pilotata in altre cifre artistiche meno libere. La continua frequentazione alle grandi mostre degli artisti che hanno tracciato la storia dell’arte e la sua assidua presenza negli atelier artistici, lo spronano a sperimentare e ad immettersi nel mondo dell’arte in tutta pienezza sviluppando un personale linguaggio e originale cifra espressiva. Bravi dice:” Io ho sempre disegnato, ma mi vergognavo a far vedere ciò che facevo, la vera spinta l’ho avuta da mia moglie che mi ha spronato a far vedere ciò che faccio, così ho preso coraggio e mi sono lasciato trasportare da ciò che quotidianamente poteva accadere. Sono partito dal figurativo, non nel senso stretto della parola, la mia è un’arte di pancia, è arte a modo mio, riproduco ciò che sento e lo vesto di ciò che mi circonda. La cosa che più mi tormenta di questa società è la mancanza di identità dell’uomo, anche i ragazzi non hanno il coraggio di esprimere le proprie idee su nulla, hanno paura di esporre il loro pensiero. Le nuove generazioni sono molto apolitiche ed ignoranti, non hanno quella giusta cultura, che non sia puramente didattica e la conoscenza, visto che non hanno mai la possibilità di confrontarsi a partire dalla scuola, dove non possono avere una libera espressione dunque non formano il loro pensiero, a livello politico è meglio avere mille soldatini piuttosto che anche un solo creativo, questo metterebbe a rischio le manovre sulle menti. I creativi sono pericolosi.”
La tecnica artistica maggiormente usata da Tiziano è l’acrilico steso su vari tipi di supporto, tutto si può dipingere. I telai vengono costruiti direttamente dall’artista quando egli sceglie di dipingere canonicamente, ma i suoi quadri vengono anche sviluppati su supporti di fortuna come: ante, porte, tavole, oggetti vari della quotidianità. I colori che distinguono la sua cifra espressiva portano un messaggio di estrema armonia, essi sono intelligentemente bilanciati e, arrivare ad un risultato così buono nel mestamento tra colori caldi e freddi, è sicuramente il risultato di anni di sperimentazione. Attraverso questa alternanza di colori caldi e freddi crea la sua tessitura di equilibri, dalla quale ne esce un pentagramma di colori con proprie pause e ritmi. Sin dall’inizio Bravi è affascinato dall’espressionismo tedesco e candida tra i suoi artisti preferiti il secessionista Emil Nolde (1867-1956), di lui in particolare ama le forme umane rese in modo semplificato, caricaturale e talvolta grottesco e Ernst Ludwig kirchner dal quale prende spunto per il segno estremamente vitale ed è affascinato dalle sue qualità ritmiche e decorative desunte dall’arte primitiva. La poetica artistica di Bravi si rivolge soprattutto alla società, una società che lui non ama e non apprezza. Attraverso la sua galleria di immagini Tiziano solleva tanti temi e ci propone una scenografia ricchissima del quotidiano. L’artista mette in costante risalto le forze primordiali della natura e dell’uomo, il suo segno è vigoroso ed istintivo e, l’evoluzione del suo tratto segnico, è rintracciabile in vari movimenti artistici dei primi del ‘900 fino al cubismo. Di forte ispirazione è anche la corrente del primitivismo russo dei primi del ‘900 con il raggismo, il costruttivismo e suprematismo. In tutti questi artisti e nelle correnti conseguentemente formatesi era viva la protesta contro la società di allora, quel periodo rispecchia in parte quello che stiamo vivendo noi, con tutti questi cambi dovuti alla tecnologia incalzante, rimescolamenti razziali, anonimie politiche e culturali, insoddisfazione in genere. Questa situazione porta il singolo ad andare per conto suo e tutto ciò diventa ribellione nei quadri di Bravi, egli raduna il suo malessere nei confronti di questa società attraverso un abbecedario artistico di tutto rispetto. La cultura della massa e del “tutto bello”, del “tutto raggiungibile” e del “tutto avere”, va a diminuire il vero valore di ciò che è bello sul serio e che ha veramente un valore. Secondo Bravi non c’è nessun artista attualmente che faccia una vera e propria protesta a mezzo delle sue tele, oltre ciò non ci si può solo soffermare all’estetica del quadro, ma in esso bisogna decriptare ciò che il quadro vuole dire, ciò che vuole raccontare. Per trasferire il messaggio il quadro deve emanare la sua energia, energia trasferitagli nell’atto della sua creazione dall’artista in una sorta di flusso che, grazie al colore, si collega al punto più recondito dell’anima dell’artista stesso.
Attualmente mancano quelle correnti artistiche che coinvolgevano masse e masse di creativi, sia a livello letterario che artistico, mancano quei movimenti che ostentavano la regolarità in eccesso o in difetto, ognuno va per conto suo e difficilmente si apre per condividere e crescere. Manca il confronto, il dialogo, l’apertura e la curiosità di sperimentazione e soprattutto il coraggio di cambiare strada.
Questo “egoismo intellettuale” da parte dell’artista, lo porta a smarrirsi e a non crescere, ne va a perdere così anche lo stimolo per migliorarsi, molti artisti rimangono chiusi nella loro ricerca pittorica, la quale potrebbe affinarsi e crescere con la condivisione.
Nei suoi cicli pittorici, dedicati agli uomini con cappello, di cui ne parleremo più tardi, uomini in bicicletta o i quadri che vedono come ambientazione luoghi con chiese, mettono sempre in discussione l’uomo e la società. In particolar modo trovo interessante il pensiero dell’artista legato alla religione, osservazioni proprie, delicate e molto profonde, che rispecchiano una crisi intimistica di chi viene ritratto accanto al luogo sacro. Si fraseggia così la sottile idea del mantenere i rudimenti fondamentali del vivere sociale che poi vengono enunciati in quasi tutte le religioni come: aiutare il prossimo, rispettarsi, aiutare le persone in difficoltà, onorare la famiglia, non far violenze di alcuna natura essa sia psicologica o fisica. La società decade nel momento in cui nelle famiglie decade la comunicazione e il rispetto. Ogni luogo in cui si vive ha le sue regole e bisogna saper vivere nel rispetto ovunque. Nei quadri di Tiziano l’uomo viene ritratto nell’atto di bussare alla porta della chiesa, quest’uomo è dipinto in trasparenza, senza una pesante fisicità, l’artista vuole proprio riferire il senso dell’essere che si confonde nella massa della società, l’uomo è un numero, l’uomo si allontana dai principi fondanti della propria società. Si snervano così intricanti scene, vediamo uomini che bussano alla porta della chiesa, gli stessi vengono ritratti inginocchiati o seduti difronte la chiesa e che comunicano con gesti l’attesa. Queste figure sono ridotte all’essenza e vengono tradotte graficamente senza alcune parti del corpo, soprattutto senza orecchie o senza bocca, queste assenze si traducono grammaticalmente nel non voler sentire o parlare, ma la posizione del corpo fa trasparire altri messaggi in particolare vuole consigliare di attaccarsi alle cose che ci fanno stare bene. Le figure sempre più stilizzate hanno nella forma conferita al cervello la loro particolarità, cervelli allungati, appiattiti, i quali sono visti come cassetti, contenitori di idee e di esperienza. Secondo la visione dell’artista i cervelli non possono essere resi graficamente in egual modo, in quanto il cervello diversifica ogni singola entità e identità umana. Tanti cervelli diversi comunque devono trovare un punto d’unione sono un punto di forza, questo è il consiglio di Tiziano, solo attraverso ciò si potrà trovare il giusto equilibrio nel vivere bene in società. Rintroducendo il tema del cappello che pocanzi accennavo, tema tanto amato da Bravi, lui nel cappello rivede in genere e rivive un grande amore della sua vita, questo amore è la sua passione nei confronti dei grandi letterati e registi come: Pirandello, Dario Fo e Fellini. Da loro cattura scene di vita, le maschere in particolare e l’uso simbolico del cappello stesso. Una volta si usava il cappello a cilindro che ad esempio mostrava alla società lo stato sociale di chi lo indossava, era segno di distinzione etnica e religiosa, e in senso ancora più nobile il copricapo indica il desiderio di sottolineare la propria appartenenza ad un popolo o ad una cultura. Ora si usa esibire magari un rolex o un cellulare dell’ultima generazione, ma il cappello rimane comunque un oggetto caratteristico, talvolta anche misterioso che un po’ ti nasconde agli altri, ma allo stesso tempo ti fa notare e ti rende particolare.
Per molti, anzi, portare il cappello, significa proprio sottolineare la propria originalità ed apparire come persone creative… non per nulla molti artisti, in tutti i tempi, si presentavano in pubblico con il cappello e magari un cappello “sulle ventitré” indossato di sbieco per mettere in evidenza il proprio anticonformismo. In realtà il significato nascosto associato a tutti i tipi di copricapi ha a che fare con la testa, la profondità del pensiero, la sede dell’anima e dell’intelletto. Cappello può essere visto anche come vaso mistico della comprensione e dell’immaginazione. Il cappello rispecchia non solo i tratti tipici e familiari di una personalità, ma anche la sua complessità, sottolineandone gli aspetti ignoti e sorprendenti, rilevando capacità adattive e trasformative di chi lo indossa. Il cappello è un contenitore di nobili pensieri e profonda integrità, è anche un recipiente sacro, in cui si versano le proprie fantasie più nascoste e i tratti più oscuri di sé e del Sé. Cosa c’è in realtà sotto il cappello? La potenza infinita della mente, un potere dentro di noi da tutti dimenticato. Forza vitale troppe volte sopita, dai noi stessi, dalla società, dalle nostre esperienze, dalle paure. Il cappello di Bravi è il contenitore di idee, che son tanto preziose da dover esser custodite, da sotto il cappello nasce la sua arte, la sua arte così insolita, rispetto a ciò che si vede, palpitante di vivacità e sempre pronta ad esplodere, a verseggiare con il fruitore e a restituire l’essenza pura del suo essere artista.
Raffaella Ferrari
Critico d’arte