Rassegna Culturale
“Arte in Villa Mabulton”
2012-2013
4 Novembre 2012
a cura di Raffaella Ferrari
Presenta
MARIA OLIVA JACUZZI
Nata a Terenzano, Comune di Pozzuolo del Friuli ove ancora oggi risiede, ha dimostrato molta predisposizione nei confronti dell’arte fin da bambina. Diplomatasi Maestra d’Arte all’Istituto Statale d’Arte di Udine, è un’artista orafa, allieva di Dino Basaldella. E’ stata insegnante di disegno geometrico, disegno tecnico e architettonico. Ha partecipato a numerose collettive sia di carattere nazionale che internazionale, tra le quali ricordiamo la 33^ Biennale d’Arte di Venezia.
La Jacuzzinel percorso artistico che non ha mai avuto blocchi a partire dall’età di cinque anni, si è avvicinata a tantissime correnti come impressionismo, surrealismo e astrattismo, sempre però restando fedele all’attenzione al decoro e alla modularità, all’equilibrio tra le forme raffigurate e alla prospettiva.
La prima mostra della Jacuzzi risale ai suoi 14 anni a Venezia.
La sperimentazione dell’autrice tocca varie tecniche artistiche come: pastelli, acquerelli, cera, chine, gessetti, olio, porporina, sabbie, acrilico, foglia d’oro con innesti di vario genere.
Anche i supporti sono vari e Oliva in base alle necessità compositive usa polistirolo, legno, tela o plexiglass.
Tutta la produzione artistica degli ultimi anni della Jacuzzi è frutto di un complesso processo intellettuale che, partendo dalla registrazione di dati reali, arriva a distillare forme pure. Nascono così scenografie dell’immaginario composte di frammenti di realtà frutto della rielaborazione di stimoli percettivi tramutati in forme geometriche.
Cezanne teorizzava che la natura fosse riconducibile alla semplicità volumetrica dei solidi, mentre Malevich auspicava la supremazia assoluta della sensibilità plastica.
Oliva si fa tesoro di questi insegnamenti e, grazie ad un rigoroso uso della geometria come strumento di semplificazione, cataloga le forme del mondo riducendole a concetti geometrici.
Cosicché la rappresentazione pittorica diventa il teatro dell’esattezza e del rigore come realtà pensata e ricomposta, nulla è frutto dell’istinto, ma le forme così ottenute, pensate, ragionate sono riportate ad una sorta di tabula rasa percettiva che, scevra da giudizi e preconcetti, le rende universali.
Ammirando la produzione di Oliva si ha l’impressione che dal silenzio delle cose emerga la voce del mistero di esistere, guidata da un’altra intuizione e portata all’armonia e al ritmo.
Al colore è dato altro significato, come alla luce, essi sono presenze depositarie di una dottrina dove tra simboli, miti, archetipi e modernità si dipana tutto il repertorio dell’immaginazione dell’artista che vuole trasmettere gioia di vivere sentimenti positivi e ottimismo nel rapportarsi alla vita sviscerando così un diario poetico che induce all’apertura e alla comunicazione.
Raffaella Ferrari
Critico d’arte