La grande ricchezza dell’artista Maria Carla Prevedello è quella di riuscire a tradurre a mezzo della pittura pensieri che creano una realtà pittorica molto importante e che conquistano spontaneamente e semplicemente l’osservatore. Tanta è la precisione nella descrizione degli elementi figurativi che l’artista non tralascia nemmeno il piccolo particolare, ed esso stesso è rappresentato e curato come soffio vitale per tutta la composizione. La Prevedello è un’artista profonda e dalle capacità visibili; dietro ai suoi quadri ci sono trent’anni di lavoro incessante, di ricerca e di pura passione verso quel mondo a lei tanto caro, l’arte.
Maria Carla Prevedello, citata da Sgarbi come: “Colei che vede il cielo nell’oro”, attraverso la sua cifra artistica, frutto di un lunghissimo lavoro di ricerca e direzionato sia sulla tecnica che sull’armonia del colore, coltiva la benevolenza dell’amore, riversandolo nelle cose che la circondano e innalzandosi conseguentemente ad uno stato spirituale che non è che la più alta condizione di consapevolezza raggiunta dall’autrice. Questo impegnativo lavoro di ricerca personale, ossia la ricerca di Dio all’interno di sé, si riversa nell’arte da lei prodotta e ne conquista lo scopo fondamentale della propria esistenza. La Prevedello a mezzo dei quadri parla e racconta di un individuale percorso di vita e ci omaggia, grazie alle proprie intime commozioni e attraverso la morbidezza del tratto e delle tematiche eviscerate, di criptati messaggi evolutivi. Nel 1989 principia studi di iconografia bizantina nei monasteri della scuola dell’iconografo italiano Giovanni Mezzalira e dell’iconografo russo A. Stal’nov di San Pietroburgo e l’oro, simbolo del sacro, da questo momento verrà immesso con vigore nelle opere dell’artista e ne andrà a potenziare ancor più l’energia. La Prevedello vede anche nell’oro il simbolo della metamorfosi e della trasmutazione. L’oro è al vertice delle caratteristiche simboliche rispetto agli altri metalli ed è simbolo di purezza e perfezione, è il simbolo dello sforzo per raggiungere l’ultima e intima verità delle cose ed anche della perfezione estetica e morale.
L’oro è il modello massimo dell’esistenza. Oltre ciò l’oro è simbolo di eternità, regalità e divinità, simbolo di resistenza ad ogni aggressione, è inossidabile e duro, permanendo nel tempo e dunque, grande ed infinito. Questo metallo richiama la simbologia del sole, come la luce, il calore, vita e benessere e grazie alla sua lucentezza, diventa simbolo di illuminazione interiore, della conoscenza intellettuale e dell’esperienza spirituale. Nella religione cristiana, nella quale il simbolismo solare ha un chiaro riferimento a Gesù Cristo, l’oro diventa il metallo simbolico più diffuso e pregnante in tutte le arti liturgiche. Tant’ è vero che l’artista stessa, formata dai migliori studiosi del Pontificio Consiglio per la Cultura, si occupa anche di arte sacra e liturgica. Le realizzazioni dell’artista sono inoltre arricchite da concetti filosofici ad esse associati, e invita il fruitore a riflettere. Negli anni Ottanta a Prevedello raggiunge il livello espressivo desiderato, ma l’incontro con il Prof. B. Bedi e la Filosofia Acquariana hanno rappresentato per lei una determinante rivoluzione artistica. Da quel momento l’anima dell’autrice si apre alla pittura psichica. La pittura della Prevedello è avvolta dal silenzio, grazie al quale lei è in grado di percepire il profondo dialogo interiore. Come sostiene Schopenhauer, la pittura oltre che rappresentare la bellezza e la grazia si porta ad un livello superiore rendendo visibile: “Il carattere spirituale dell’individuo quale si traduce negli affetti, nelle passioni e nelle azioni e reazioni scambievoli tra l’intelligenza e la volontà”. La stessa riconduzione delle espressioni artistiche all’unità del soggetto e al suo ruolo di artefice, sposta l’attenzione sull’interiorità, su ciò che Kandinsky chiamerà “das Geistige in der Kunst”. In quanto il pittore grazie alla propria espressione artistica esprime e comunica la propria spiritualità. E’ il linguaggio della conoscenza che traduce visivamente ciò che è possibile scoprire della natura e dell’uomo, del mondo esterno e della nostra interiorità che si manifesta sensibilmente. Essendo arte del silenzio quella della Prevedello, proprio da questo modo personale di fare arte, lei stessa dal silenzio fa nascere la parola e lì essa stessa incessantemente ritorna. “Nella vita, come nell’arte, è difficile dire qualche cosa che sia altrettanto efficace del silenzio”. Basta leggere questa frase del filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein, uno dei più influenti della filosofia del ‘900, in cui segreti e silenzi si alternano ben oltre la diffusa consuetudine dell’universo dei simboli. Nell’opera della Prevedello però il silenzio è una volontà personale atta ad esprimere la sua dedizione e la sua unificazione alla volontà spirituale. Difatti la forma più alta del silenzio è quella conseguita e mantenuta nella contemplazione. Basti pensare che sulla via religiosa e mistica la contemplazione è chiamata: “l’orazione di quiete”. La contemplazione è la forma più alta del silenzio. Il silenzio è la voce dello spirito che si esprime nel linguaggio dei saggi e l’autrice con il suo enorme lavoro introspettivo ogni giorno raggiunge stadi di saggezza sempre più elevati. Maria Carla riesce emblematicamente, attraverso le sue opere, a fondere l’uomo con l’anima della natura e avvicina la polarità umana a quella divina, accendendo così la fiamma della creatività. Altri oggetti di studio da parte dell’artista sono direzionati verso l’armonia del colore e il raggiungimento dell’armonia stessa all’interno delle sue opere attraverso l’uso del colore. L’armonia è rapportabile come in Klee, al senso dello spirito, della materia, l’armonia nella pittura deve raggiungere la profondità nell’esecuzione come quella di uno spartito musicale, deve esserci ritmo, profondità e trasparenza. La polifonia del colore è generata dall’unione di vari colori che si fanno forma in un organismo di molte voci che simultaneamente si vedono e si ascoltano. Cosicché la Conoscenza e la Saggezza ci dicono che noi possiamo dare un “cifrario” preciso all’Arte e fare diventare la Bellezza, la Verità e la Giustizia “oggettive”, misurabili, verificabili, constatabili: attraverso la “Legge dell’Armonia”. Arte dunque come “Risonanza dello spirito” che attraverso, le linee, i colori, i suoni e le proporzioni sono nient’altro che flussi e vortici di energia che uniscono, legano e mettono in comunicazione la Prevedello con chi la circonda e ammira le sue opere. Così facendo l’artista offre un canale attraverso cui immergersi nel cosmo, nella spiritualità delle cose e in ogni piccolo pezzo dell’Infinito. L’Arte come vedete ha dunque quel grande e stupendo compito di aprire una porta e mettere in comunicazione l’Umanità con tutto ciò che la compone sia di visibile che invisibile. Non c’è possibilità di comunicazione però a meno che l’Uomo stesso non apra la porta e permetta l’entrata a questa “chiave di passo” che è data dall’amore e dal rispetto, le chiavi di lettura di tutta l’opera artistica della Prevedello.
Raffaella Ferrari critico d’arte