Nell’opera di Masin tutto viene carpito nel respiro della natura e appuntato su di un supporto, il sacco, difficile da dominare a causa delle sue naturali nervature e diversità nell’assorbire armonicamente la stesura del colore ad olio, ne escono delle pennellate materiche che danno un effetto di tridimensionalità all’impianto stesso. Le pennellate così accuratamente stese esprimono tutta la foga della creatività e la necessità profonda dell’artista di esprimersi senza parola, ma la sua è la più grande composizione poetica composta da un lirismo travolgente e tante volte spiazzante. La rettitudine espressiva così raggiunta e trasposta anche nelle opere scultoree, eseguite con un gusto e una delicatezza emblematica, va ad infrangere il peso del materiale con il quale le sculture sono state lavorate, ed eviscera la palpitante energia unita al messaggio positivo designato e generosamente offerto all’astante. La dea della creatività non abbandona mai Masin e ogni opera che germoglia dal suo intimo, porta con se un continuo processo di maturazione e una propria intrinseca maturità. A volte l’artista sottrae al figurativo i contorni o le delimitazioni che stringono la figura per darle forma riconoscibile e ne scarcera informalmente il colore. Lo studio attento sulle forme e sullo spazio attuato dall’artista prevede un progetto mentale che vede compenetrarsi: costruzione, ricomposizione e invenzione originale. La tecnica è sempre più raffinata grazie alla poetica in costante evoluzione che si proietta e si lancia verso una più libera e matura concezione dell’arte. Masin è fortemente attratto dagli impulsi vitali delle sue materie e il risultato che ne scaturisce è il discorso improntato in bilico tra reale e immaginario, fondendo così le due anime dell’arte date dalla progettualità e la naturalezza dell’atto artistico che, in particolar modo, è condotto dall’istintività e dunque senza regola. Gli assidui e lenti flussi emozionali compiuti con rigore e passione tra le tele e i colori, ritraggono: natura, paesaggi, laguna veneta, l’uomo e la donna e attraverso un fraseggio che va fuori dal tempo, pone al centro della ricerca il felice rapporto instaurato con ciò che lo circonda. Per questo dalla pittura di Masin non escono discorsi irrisolti e tensioni, ma liberamente si svela un vocabolario di rapporti vivi uniti alle esperienze vissute e ne viene suggerito tacitamente, il valore del ricordo, della memoria e della rievocazione, visto che l’unica coscienza dell’uomo e della sua sostanza è la memoria stessa. Ammirando i paesaggi di Masin e immettendoci fisicamente nella sua opera, al nostro spirito sarà permesso peregrinare e stabilire il confronto tra cielo e terra, il passo poi è breve e quando saremo rapiti dalla matericità del colore capiremo che tra mare e cielo non c’è confine come non c’è confine alla nostra fantasia.
L’artista stesso sa lasciarsi guidare dalla meraviglia dello sguardo per pervenire al miracolo della trasfigurazione, ed è proprio qui che si compie il discorso ossia nel momento della resa del colore nella tela. In ogni pennellata appuntata si vede e si sente l’intensificazione non solo emotiva ma anche visiva provata dall’artista stesso. Masin enuncia a favore dell’arte e del suo personale sentire queste illuminanti e profonde parole:
“Sensazioni, sensazioni ed ancora sensazioni …!
E, quello che io ho provato guardando lo specchio d’acqua della laguna veneziana: sogno o realtà?
Il paesaggio non esisteva più, cancellato da un tramonto che tutto travisava in una luce propria e riflessa dove il cielo e l’acqua della laguna veneta erano trasformati in un vibrante cromatismo.
Il sole era appena tramontato e l’orizzonte era di un irreale fantastico dove l’infinito poteva avere una sua dimensione.
Sono le vibranti sensazioni di luce e di colore che io ho provato e che, travalicando la mia espressione artistica, ho sempre rappresentato nella mia opera collegata a questo tema. Il disegno non esiste più e lascia posto a sole pennellate di colore intrise di vibrante luce, e invia un messaggio profondo e inno alla bellezza della natura che, più di ogni arte ed artista, è essa stessa un’opera d’arte impareggiabile”.
Raffaella Ferrari
Critico d’arte