LUCILLO SANTESSO

LUCILLO SANTESSO

Santesso Lucillo Giovanni è nato a Portogruaro (VE) il 29 agosto del 1961, dove ha conseguito il diploma di perito meccanico.

Sin da piccolo inizia a disegnare, difatti a causa della posizione della sua casa che era ubicata al di la della linea ferroviaria, egli non poteva avere molta vita sociale, di conseguenza ha dovuto concentrarsi sempre su se stesso, perciò  il disegno diventa una sorta di sfogo e, grazie ad esso, Lucillo riesce ad esprimere tutto ciò che quotidianamente immagazzinava. Proprio questa situazione va a stimolare sempre più la creatività dell’artista come l’ingegno e la sperimentazione. Verso i 12/14 nasce una nuova grande passione, il volo, e lui, che tendenzialmente si immerge nella conoscenza delle cose studia profondamente i motori a reazione e ne riproduce alcuni di moderate dimensioni creando delle piccole esplosioni. Per scelte di studio passa dal disegno artistico a quello tecnico che ugualmente lo appassiona, per lui la cosa più importante è scendere sempre e comunque in profondità delle cose. Grazie al percorso tecnico scelto, Lucillo si interessa profondamente alla posizione degli oggetti nello spazio per poi arrivare alla sua scomposizione. Questa capacità di immagazzinare l’informazione per poi rielaborarla è l’inizio della sua ricerca artistica. Crescendo Santesso è sempre più convinto che dipingere in realtà è una forma di espressione interiore e che grazie all’arte essa sia figurativa, informale o tecnica si possano manifestare intimi istanti di vita per poi illuminare la tela con le proprie emozioni. Finiti gli studi superiori l’artista inizia a viaggiare tantissimo per lavoro, i cantieri all’estero non gli lasciano molto spazio per curare le relazioni con la società e dunque si ritrova di nuovo da solo e diretto a sviluppare un ulteriore veloce processo di maturazione.

Le tele divengono così importanti diari di bordo dove appuntare esperienze di viaggi fatti per lavoro o per piacere. Santesso grazie a questa nuova esperienza di vita ha conosciuto popoli che parlavano lingue che

non capiva, ha imparato a convivere con le diversità sociali, ma ha sempre trovato un’uguaglianza nella semplicità dell’animo, così il sorriso in un saluto, il pianto nel dispiacere, gli occhi della gente che parlavano tutti la stessa lingua abbattendo tutte le barriere di cultura e lingue diverse.

Secondo Lucillo se tu cresci in una società immancabilmente assorbi ciò che la tua società ti offre, una volta maturata questa esperienza e con l’occasione del viaggio, si possono fare paragoni e raccogliere così le diverse sfumature di ciò che sei e di ciò che ti sta attorno. Proprio queste differenze vengono tradotte dall’artista nelle opere in caldo/freddo,  traducono il tuo grado di accettazione personale riversato nei confronti di un luogo o nell’accoglienza/rifiuto delle persone nei tuoi confronti; colore/profumo, nutrono le associazioni a distanza, il ritorno di un ricordo stimolato da un determinato colore o profumo.

Come dice l’artista: “Tutti noi abbiamo in comune la luce dell’esistenza….noi siamo emozioni irripetibili….. noi siamo la consapevolezza della vita nell’universo che si fonde con i colori della luce di un unico quadro dipinto da Dio qualsiasi esso sia”.

Proprio durante questi viaggi/lavoro Santesso inizia a praticare la fotografia in quanto appassionato della natura, delle sue espressioni diverse in base al continente, stato e città visitate. Le mani durante il lavoro di cantiere soffrivano tantissimo e il mezzo più veloce e meno impegnativo fisicamente fu appunto la fotografia con una polaroid istantanea. Visti i risultati ottenuti e la continua necessità di andare a fondo nelle cose, con l’acquisto di una reflex necessariamente arricchisce la sua biblioteca con libri di ottica, sviluppo e stampa, chimica, l’uso della luce etc…

Nel 1982 inizia un nuovo percorso di vita, stanco della vita di cantiere, si offre gratuitamente per iniziare il suo apprendistato ad uno studio fotografico, dove impara nuove cose e ha l’occasione di mettere in pratica ciò che aveva studiato fino a quel momento.

Si scosta poi dalla fotografia amatoriale per entrare nel grande circuito della stampa industriale diventando perno fondamentale per un’azienda di settore, per la durata di dieci anni.

Attualmente lavora pressola GraphiStudioS.P.A di Maniago come designer, costruttore e inventore invidiabile di macchine sofisticate appositamente assemblate per specifiche e particolarissime elaborazioni di sviluppo e stampa che giocano su colori e luci. Lucillo in questa azienda, già importante ed avviata società  capitanata da titolari acuti e molto disponibili,  offre ben contento il suo apporto conoscitivo e porta la stessa ad essere riconosciuta a livello internazionale grazie alla realizzazione del progetto del libro digitale.

 

Questo lungo e approfondito discorso in merito alla vita e alle esperienze di Lucillo servono per immetterci e capire il reale significato dell’attuale lavoro nel campo del digitale e la naturale evoluzione del suo operato nella pittura digitale.

Per essere un artista “digitale” bisogna prima aver assorbito e fatte proprie le tecniche tradizionali con il loro corredo di conoscenza date dalle tonalità dei colori, dalle forme, dalla prospettiva e dai chiaro-scuri, solo poi, dopo aver accuratamente studiato e appreso l’utilizzo degli strumenti tecnologici che simulano il tratto del pennello reale, ci si può imbattere in questo nuovo percorso di produzione. I software creati espressamente a tale fine sono dotati di una vastissima galleria di pennelli, tratti e tecniche d’ogni tipo come: acquerello, aerografia, olio, tempera etc… e di una tavolozza di colori ricchissima. L’oggetto risultante, nella pittura digitale è un bitmap che non è altro che un’immagine descritta da un insieme di punti, comunemente chiamati pixel, più pixel ci sono più alta sarà la risoluzione dell’immagine. Le immagini vengono immesse nel computer grazie alla tavoletta grafica, essa è specialmente utilizzata per il disegno artistico eseguito a mano libera, con l’ausilio di una penna grafica. La pittura digitale richiede tanto tempo d’esecuzione, d’altro canto però ammette l’errore e la sua correzione.

Ricordiamo ,a questo proposito, l’affermazione un po’ amara di Gaugin: “Sono entrate le macchine, l’arte è uscita…” Per superare questa “empasse” dolorosa, è stato necessario un lungo processo
in grado di sconfiggere certi inevitabili preconcetti. Lo fecero a loro tempo i dadaisti o i surrealisti quando scoprirono che la fotografia non era solo uno strumento in grado di riprodurre tout court la realtà né un occhio freddo e asettico, composto da obiettivo e diaframma, ma anche camera oscura e schermo sensibile, cioè si aprirono in realtà delle opportunità eccellenti per manipolare la luce con altri strumenti che non quelli consueti, dando egualmente spazio alle emozioni del momento, alle esigenze dell’inconscio e al turbamento del non senso.

Visto il lungo percorso di Santesso nel mondo dell’arte, grazie alla pittura digitale, egli è riuscito a fondere tutte le forti passioni che lo hanno caratterizzato fin ora in una unica espressione trasmettendo nuove emozioni alla luce.

La pittura digitale è istintiva e immediata secondo Santesso e risponde, per messaggi neuronali diretti dall’ispirazione del momento. I soggetti così raffigurati replicano, essi siano a tema natura o umana, perfettamente le forme e le ombre generate dalla luce dando la giusta percezione del volume del soggetto. Con Santesso e i suoi colleghi pittori digitali, in sintesi, nasce una nuova tipologia d’artista che non perde la manualità del passato ma piuttosto la recupera impiegando la matita sopra un foglio elettronico, divenendo egli stesso un terminale sensibile, in grado di cogliere e di riprodurre, nella combinazione delle alternative che si propongono, l’universo interiore che lo anima, senza infingimenti e senza limiti di sorta.

Tutte le opere di Lucillo hanno in comune un’unica cosa ossia la ricerca sulla natura della luce, sul suo farsi e il suo disfarsi, sul movimento degli atomi che la costituiscono, sull’eterno contrasto con il buio. La ricerca sulla luce e sul moto della luce conducono l’autore ad analizzare le infinite possibilità di alludere indirettamente alla reale dinamica psicologica personale che suscita ed anima personali riflessioni mosse e articolate.

Alla ricerca continua della luce che piove dall’alto o di lato o rimbalza nel sottobosco, nel mare o che accarezza volti c’è sempre il movimento della mano che manovra la pennina e che ne coglie nel suo divenire l’istintualità e dinamismo mentale, in una galleria eclettica di emozioni, nelle quali primeggia sempre l’importanza dell’individualità dell’artista.

Cosicché l’artista stesso, deposita una sorta di testamento spirituale nelle sue opere, trascrive i suoi ricordi e le emozioni legate ad un particolare momento della sua vita. I fiori raffigurati, ad esempio, sono fiori esistenti nel suo giardino, fiori che da piccolo raccoglieva ogni dove e che trapiantava con amore e cura di fronte a casa sua ripromettendosi di non mancare mai all’appuntamento fissato con la primavera. E si parla proprio di cicli nell’opera di Santesso, come la notte acuisce il dolore, rafforza i sentimenti, pietrifica i ricordi. Il Sole addolcisce tutto, lo impasta e lo riconsegna alla notte. E la ruota ricomincia a girare, nasce la primavera e muore l’autunno e la natura in ciò è perfetta.

I soggetti trattati dall’artista variano da momento a momento e rispondono precisamente all’esperienza della vita da lui vissuta. Per scelta non sono informali perché vogliono riportare il vissuto, quello compreso, no l’incompreso, rappresentano l’esterno della situazione vissuta e risolta magistralmente graficamente.

Una volta appuntato questo nelle tele Santesso inizia ad attivare la parte emozionale che viene riversata nella scelta della luce, della pennellata e nell’attenta ricerca dei chiaroscuri.

Il grande rispetto di Lucillo è sempre rivolto verso la natura, con i suoi cicli, i suoi perfetti equilibri, la sua umiltà e il suo silenzio, il suo non parlare urlando e il suo starsene in disparte lì, spettatrice addolorata nei confronti dell’uomo. Santesso non intende denunciare l’essere umano, ma lo esorta a prendere atto della sua arroganza, dei suoi atteggiamenti distruttivi e autodistruttivi che lo portano a raggiungere mete sempre più lontane dalla sua reale natura. S’è perso il dialogo con l’ambiente, il piacere di ascoltare l’arcobaleno di messaggi che lei, Madre Natura, costantemente ci manda. L’artista così invia una personale missiva al fruitore e lo invita a ripercorrere i suoi ricordi attraverso la visione dei quadri. Può essere un colore o il ricordo di un profumo a far riesumare una catena di forti emozioni legate alla fase prescolastica o adolescenziale, o la visione di un paesaggio o di una figura umana a far ribollire ed estrarre dal nostro cassetto dei ricordi parte anche della nostra storia personale. Questo è dunque il punto cruciale della poetica artistica di Lucillo ossia cogliere nel nostro intimo le emozioni forti vissute nel nostro percorso di vita per portarle a galla e risolvere le irrisolte o farsi piacevolmente invadere dal positivismo di ricordi avvenenti.

L’artista entra dentro l’essenza stessa dell’anima e ne scopre la struttura fino a inventare un nuovo modo di restituzione del lavoro che è anche rappresentazione del concetto importante – nel prevedibile, lungo cammino che l’attende – di future e appassionanti scoperte.

 

Raffaella Ferrari

Critico d’arte