L’interpretazione artistica di Gionatan Alpini attualmente è definita nel ciclo di opere intitolato: “La Vecchia Romagna”. Attraverso queste innumerevoli creazioni compiute su carta con tempera e china, l’artista afferra, focalizza e trasporta in superficie smisurate esperienze di vita e dell’arte. Egli arriva all’essenza, all’anima delle cose, nate da un inizio e raggiungenti una fine, parafrasando così la singola e personale esperienza di vita dell’individuo rapportandola indirettamente, ma con il personale intento, all’esperienza cosmica; essa è consapevolezza della collettività, indistintamente scollegata dalla divisione di razza, religione e stretta appartenenza territoriale. Un’ esperienza unica quella artistica e intimistica di Alpini, atta a tramandarci l’importanza del nostro modo di vivere quotidiano, in cui inevitabilmente si rispecchia irrevocabilmente nel passato e che andrà a tracciare un sicuro e fermo ponte nel futuro. “Noi siamo quel che eravamo e saremo quel che siamo”, in poche parole si può riassumere il messaggio criptico dell’autore proiettato a rivelare e sottolineare la fondante e insostituibile importanza delle nostre origini. Da questo iniziale, profondo e singolare pensiero, scatta anche la necessità di tradurre immediato e istintivo lo stesso in grafia. L’autore cattura e intrappola così l’origine primigenia dell’atto creativo che va via via concretizzandosi durante la stesura del concetto sulla carta. Ogni segno, ogni palpito, ogni pulsazione trapassa e si traspone da pensiero astratto e informe all’opera d’arte, durante l’esecuzione si arresta e si traccia un’iniziale dialogo che si svilupperà mano mano che si collegherà ad altri e meditati atti artistici. La necessità di tradurre tutto questo “fuoco” che alimenta e rinvigorisce l’intelletto fa si che ci sia una accurata scelta del colore, esso viene proposto dall’artista carico di simbologie intimamente sentite e facenti parte già dell’iniziale percorso dell’autore stesso. Il rosso domina la scena e si bilancia armonicamente con il nero, i colori, stesi a spatola o con l’ausilio di particolari attrezzi artistici appositamente congegnati, si riempiono di significati simbolici ed emozionali; il rosso, emblema della vita, della passione, è sangue che scorre, alimenta e nutre. Il nero, somma, riassume e nasconde in se il “tutto” in una propria dimensione cosmica. Pochi segni decisi, non “pasticciati” , sicuri, compongono l’essenza dell’opera di Alpini, segni tratti e tracciati senza alcun ripensamento, senza bozza o studio preparatorio. L’idea risiede profonda in Alpini e viene trasferita una volta che è delineata nella mente direttamente nel supporto a lei destinato. L’arte grafica, calligrafica dell’autore, è impregnata da stilemi orientali, come la filosofia orientale e in particolar modo riferita al taoismo. Nella stesura del colore si cattura l’attento respiro conferito ai pieni e ai vuoti, grazie a queste volute pause o incalzanti sferzate di energia, egli traccia un dialogo cromatico e messaggistico, che condurrà il fruitore ad un attenta e urgente decodifica del segno in parola. Il dialogo è anche conferito alla scelta di eseguire perlopiù dittici con tecnica a tempera su carta o pannello, dal respiro impressionista macchiaiolo, con un visibile e preciso richiamo alla xilografia. Le opere pittoriche così eseguite sono anche contraddistinte dall’inserimento di uno stesso ideogramma che, attraverso il suo messaggio filosofico, rappresenta il vecchio, l’antico e segna un ulteriore missiva dell’artista proiettato all’immortalità di ciò che è stato e l’importanza delle nostre origini. Tutte le opere del ciclo Vecchia Romagna sono successivamente stampate digitalmente su forex di grande formato. Attraverso questa scelta Alpini comunica l’apertura verso le nuove tecnologie, nonostante difenda con estremo amore la propria provenienza dalla formazione classica, egli stabilisce così un ponte espressivo-artistico-concettuale-filosofica tra il “vecchio” e il “nuovo” e sottolinea ancora una volta il momento di grande transizione sociale cui siamo immessi. Si tratta di un’arte che può essere apprezzata a tutto tondo, se la si interpreta anche come musica e che come la musica ha le sue regole di composizione, di ritmo, di armonia per il piacere dell’occhio dell’osservatore e può, per la sua preziosa forma, essere capita anche da chi non conosce.
Raffaella Ferrari
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