I risultati raggiunti da Gino Maria Sambucco, dopo un incessante attivismo nel campo della fotografia, lo vede ora soddisfare principalmente una necessità intima, non solo rivolta alla fotografia, ma incanalata anche verso una sperimentazione nel campo della digital-art. Sambucco coniuga così la sua libera interpretazione intrappolata in quei palcoscenici vibranti che la natura gli propone, e quel mondo onirico personale, fedelmente aggrappato all’intimo immaginario, dalle connotazioni leggere e quasi fanciullesche. Pitto-grafie dai chiari e talvolta casuali effetti Pop, per certi versi, che sfondano mondi surreali e metafisici, dove una Natura imperiosa, che si fa fotografare in tutta la sua maestosa imponente bellezza, dona all’obiettivo la possibilità di catturare, attraverso la ricerca di una gamma di percezioni da figurare, il gioco, l’indagine e la futura sperimentazione. Un animo eclettico che sfrutta il tempo per imparare ad evolversi, e affida, ad ogni suo scatto, il compito di immedesimare l’osservatore nella situazione rappresentata, creando così un ponte tra la realtà del visto e le vibrazioni più intime dell’osservato
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