Buona sera e benvenuti a tutti.
Un sentito ringraziamento va agli ospiti del Miroir de la Musique che operano costantemente per la promozione artistica offrendo alle esposizioni un luogo così mistico e particolare per ciò che propone.
Allo sponsor Toro Assicurazioni, nella persona del Signor Enrico Conte, che ha voluto significare la sua profonda passione e sensibilità per questa iniziativa; e quanti hanno contribuito alla realizzazione di questo evento.
L’artista che espone è Fabio Braglia padovano.
Fabio s’è avvicinato all’arte spontaneamente, attraverso un empirico approccio al naturale.
Negli anni ’80 il primo contatto fu con il maestro veneziano Mariano Missaglia, insegnante dell’Accademia di Venezia e artista rinomato. Con lui vennero organizzate mostre collettive ed extemporanee a tema, alle quali l’artista partecipa con tutto il suo entusiasmo e vigore.
Fabio parte da un “dovuto” figurativo, negli anni sperimenta varie tecniche esecutive e modifica, in maniera emblematica, il suo modo di vedere ciò che lo circonda, attingendo da due fonti indiscusse: le sue emozioni più profonde e la sua ampia cultura.
La poetica artistica di Fabio s’avvale, inoltre, d’una ironia assai ricca e fine.
In sostanza quando non è più solo il colore a testimoniare alcune atmosfere, sarà la parola a rivelarci il messaggio che ci vuole dare l’artista, da qui nascono i titoli delle opere attinti da varie fonti come: letteratura, scienza, esperienza del quotidiano e interazioni sociali e colloquiali con amici.
La sua ricerca non è mai scontata, è in continua evoluzione e, dal concetto che sceglie di rappresentare, sviluppa, nel divenire dell’opera, l’idea iniziale.
Tutti i quadri richiedono una meditazione, è il quadro che sceglie il suo titolo, è il quadro che sceglie il suo fruitore.
Un credo profondo dell’artista è dettato dalla metamorfosi che subiscono le cose e i pensieri nel divenire della vita, le cose cambiano, non finiscono, si trasformano e a volte assumono un anima.
La sua sperimentazione continua e spazia nella ricerca di estasi mistiche, conflitti meccanici, fantasticherie cosmiche, mimetismi, anarchismi della forma e supreme ambiguità.
Parto sempre dal presupposto che se c’è una buona intenzione gli effetti non potranno che essere positivi e Fabio, Magister Ludi del suo mondo artistico, ne è un perfetto esempio che, attraverso la profondità della sua coscienza, oscilla tra caratteri simbolici ed esistenziali con facilità e leggiadria.
Lo sviluppo della poetica artistica di Braglia è una sorta di flusso unitario e musicale, di una liricità che ha ormai trovato la sua ancora e la sua tregua nonostante che, le sue quattro correnti simbolo siano così diverse nell’esecuzione e nello stile.
Le quattro correnti comunicano tra loro attraverso colori, temi scelti, messaggi.
Esse sono: Arcadia, Scomposizioni, Minimalismo e Surrealismo.
Prede a mio avviso nell’artista un’importanza poetica ed affettiva di primo piano.
Attraverso alcune di queste opere Fabio vuole richiamare un’idea arcaica dell’arte primordiale etrusca, un ritorno, un’arcadia.
Carica di significato simbolico il colore, in quanto cerca di riprodurlo con la stessa naturalezza d’un tempo; riesuma colori ricavati dalla natura come il giallo di Napoli, terre e oro.
Altri temi trattati in questa corrente sono gli albori della dottrina spirituale alchemica e il mistico mondo orientale.
Di questa corrente pittorica analizzerei due opere a mio avviso significative: Rubedo e Synaulia.
In questo quadro l’artista ci propone, secondo una sua visione empirica, l’ultimo procedimento alchemico, attraverso il fuoco, che avviene prima della creazione dell’uovo filosofale.
I procedimenti sono tre: Nigredo parte iniziale di cottura dell’uovo filosofale, Albedo quando la Nigredo assume una colorazione biancastra e Rubedo ultimo passaggio prima della Crisopea, che è la creazione dell’uovo filosofale ed avviene attraverso un’esplosione di fuoco.
Braglia ha riassunto i primi tre passaggi in un unico quadro, difatti nel suo Rubedo compaiono i tre colori caratterizzanti i tre passaggi, il grigio, il bianco e il rosso.
Nella parte sottostante compare la simbologia alchemica che rappresenta la realizzazione della grande opera.
L’artista usa pigmenti puri e residui di colori ad acqua.
Come consuetudine in Fabio le correnti da lui sviluppate comunicano costantemente tra loro e questo quadro ci rimanda a Crisopea , luogo filosofale, cardine fondamentale della corrente delle scomposizioni.
L’artista è molto affascinato dal mondo etrusco ed in particolare dalla musica di questa popolazione.
Gli etruschi erano maestri nella produzione di strumenti musicali, in particolare degli strumenti a fiato.
Il loro suono inebria, culla e ci fa sentire un tutt’uno con ciò che ci circonda, ci purifica e c’infonde benessere e serenità.
Un omaggio ai flauti questo di Fabio, al loro suono, un omaggio alla musica che sempre fa e farà parte della nostra vita.
I flauti sono delineati da poche ma dinamiche linee, su di un supporto in carta di riso che esalta, attraverso il colore naturale, una dignità primitiva del soggetto rappresentato.
La musicalità che emana questa rappresentazione è un fluido che ci penetra e che si trasforma in emozione purissima, un catarsi musicale in un’atmosfera stregata, nostalgica e crepuscolare.
Come non collegare questo meraviglioso quadro alla scultura, nata da una collaborazione con uno scultore toscano, La Danza di Euterpe, eseguita in ferro appositamente arrugginito.
Un omaggio al Miroir de la Musique una sorta di Tempio di Euterpe, musa della musica.
L’artista, attraverso la riproduzione di una figura delicatamente femminile, ha modellato otto raggi, riconducibili all’ottava musicale, al posto del viso ha inserito una sveglia che, attraverso il ticchettio regolare, rappresenta la razionalità e la precisione che ci vuole per suonare della bella ed armoniosa musica; poi collega la sveglia al cuore, finemente rappresentato, sede di tutti i sentimenti, amore ed emozioni.
Tema ripreso da un racconto di Borges.
Asterione era il Minotauro figlio della Regina e del Re di Creta, rinchiuso da solo nel famoso labirinto.
In questo quadro, composto da texture ossessive e prospettive arbitrarie, si snoda un racconto drammatico di solitudine imprigionata all’interno di polvere e memorie, porte aperte a tutti, richiami di architetture classiche date da timpani e colonne.
Fabio, nell’esecuzione labirintica della sua scomposizione, tocca un tema assai contemporaneo, la solitudine che attanaglia e distrugge molti dei nostri simili.
Questa sensazione orribile prima o poi, nel corso della vita, la proveremo tutti, l’unica via d’uscita sarà appellarsi alla speranza che qualcuno veda, ci tenda la mano e ci aiuti.
Asterione aspetta un visitatore, il suo redentore, con il quale potrà dividere i suoi pensieri, i suoi momenti, un amico che potrà soddisfare il suo desiderio di libertà dato da quell’arbitrio di prigioni.
Il soggetto viene privato dell’efficacia di un impatto policromo, il messaggio viene scarnificato nel segno; non è nemmeno la tecnica importante, quanto la necessità di comunicare e, come naturale proseguo, il testimone passa alla parola che diviene la chiave interpretativa dell’operato.
Attraverso quest’opera Fabio ci fa sorridere e fa riemergere in noi ricordi dei nostri primi studi.
Quest’opera rappresenta ciò che è.
Risaputo che i Sumeri furono i primi inventori della ruota e, che prima di loro c’era il rigore degli spigoli, non può sfuggire al logico ragionamento l’idea che prima di loro la ruota non esistesse.
L’artista dopo un’attenta analisi e dopo aver preso atto di questa realtà crea il suo Volante Presumerico ovviamente quadrato, riproducendo perciò la forma primordiale e lo dipinge di un rosso Ferrari.
Questa opera comunica con la corrente Arcadia per la cornice in matrice etrusca.
Ultima corrente è il:
In cui l’artista da spazio a dimensioni immaginarie, anelanti alla libertà, come residui di ragnatela.
Fabio ricerca un rifugio dove suoni e segni quasi si assopiscano, si respira un sospiro smarrito dato dall’illusorietà e finzione artistica attraverso una retinica istantaneità.
Comunque sia l’artista continuamente ci fa partecipare ad un’emozione imprevista e coglie il nostro stupore dei sensi e dell’anima, perché lo stupore sta nelle cose e nella loro suprema ambiguità esistenziale.
Il Consulente Globale (Naufragio alle Cayman)
In questo quadro viene rappresentato un Consulente scampato ad un naufragio su di una zattera colpita da cavalloni e schiuma.
Il soggetto rappresentato è impeccabile con la sua ventiquattrore, postura eretta, doppio petto, bombetta, fazzolettino all’occhiello, polsini, ghette e scarpe lucide egli è sicuro di arrivare impeccabile al prossimo appuntamento.
In realtà questo quadro è un’allegoria alla morte, impersonificata dal Consulente sopravissuto.
Inizialmente il Consulente era accompagnato dal consultato che è stato travolto dal naufragio, unica traccia della sua esistenza è la bombetta che ancora galleggia tra un cavallone e l’altro.
Il tema trattato è provocatorio e ironico, l’unico modo per sopravvivere al Consulente globale è quello di buttarsi in acqua, gesto fatto dal consultato.
La storia non finisce, nonostante il consulente non abbia più nessuno da consultare, nonostante la situazione sia carica di drammaticità, il consulente arriverà puntuale al prossimo appuntamento, come la morte.
Con questo concluderei il mio intervento e vi auguro una buona visione.