Rassegna Culturale
“Arte in Villa Mabulton”
2012-2013
4 Novembre 2012
a cura di Raffaella Ferrari
Presenta
ANTONIO FELICELA MONTAGNA
Antonio Felice La Montagnanasce a Udine il 25 febbraio 1960.
Spinto da una costante ricerca, sviluppa la propria creatività attraverso l’utilizzo di materiali diversi come vetro, juta, legno, metallo, tela, componendo installazioni, lampade, sculture e quadri.
La linea che produce, prende il nome di “creazioni che trasformano” in relazione alle sensazioni che possono invadere l’osservatore quando si addentra tra i colori e le forme della materia proposta.
Appassionato arredatore, intuisce la necessità di arricchire gli studi di design per interni con l’aggiunta di opere d’arte che andranno ad unirsi agli arredamenti come continuazione degli stessi. Dopo questo primo approccio prettamente stilistico e sperimentale Antonio capisce che attraverso l’opera d’arte può costruire un messaggio e iniziare un dialogo prima con se stesso e poi con chi lo guarda. Fare arte diventa per l’artista attimo di meditazione che porta inevitabilmente ad andare nella profondità dei pensieri e che lo accompagna in un viaggio introspettivo alla ricerca dei “perché” in merito alla esperienza di vita.
Questo lungo lavoro iniziato sì artisticamente, ma soprattutto personalmente si sviluppa sia nella pittura che nelle installazioni.
La ricerca dello scambio reciproco e continuo fra immagine personale e forma espressa è filosoficamente riconducibile a Platone e alla sua caverna, il mitico luogo dove si riflette una realtà frammentaria.
Negli spazi creati sia pittoricamente che nelle installazioni c’è la summa del suo percorso creativo in perenne bilico fra riconoscibilità e astrazione ed è visibile pure la quotidiana tentazione di decriptare il reale e suggerire l’essenza, lo spirito dell’uomo.
Solo grazie ad un profondo lavoro su se stesso, sul proprio ego, l’artista va oltre la materia e scopre lo spirito, da qui si fanno avanti le sue sagome a figurare per l’appunto l’essenza dell’essere umano, cosciente che nasciamo, facciamo la nostra esperienza terrena per poi tornare da dove siamo venuti.
L’intento diLa Montagna, per altro perfettamente riuscito, è il voler coinvolgere lo spettatore in un esperienza totale e straniante dentro un microcosmo che racconta un macrocosmo.
Bisogna dunque assumere l’intento artistico di La Montagna, come immagine di un simbolismo proteso a dare visibilità al mondo complesso che lega arte e psicologia e che va oltre l’indagine estetica e l’approccio strutturalistico.
Così la sua produzione artistica è uno scavo nell’anima per dare a mezzo delle luci e i colori la profondità del sentimento umano.
Raffaella Ferrari
Critico d’arte