MARCO STOCCO

Orfeo …degustazioni artistiche – Marco Stocco

Orfeo rappresenta l’anima di un personaggio
immaginario, contemplativo, trascendente,
ottimista e con una certa energia vitale.
Il vino di Orfeo rappresenta il sangue e le
antiche origini della storia dell’uomo.
Orfeo è la sensazione del mio (nostro) stato
d’essere in vibrazione con il proprio intuito.
Non ha volto perché l’anima non si maschera.
Non ha bocca per parlare, ma sa comunicare.
Non ha orecchi per udire, ma sa sentire.
Non ha occhi per vedere, ma concede a noi
la visione dell’invisibile.
E nel chiedermi se gli occhi rappresentano lo
specchio dell’anima, mi rispondo:
Orfeo è un’anima senza specchi.
Un’anima in armonia con gli occhi che lo osservano.
MARCO STOCCO

Marco Stocco sin dalla più giovane età si appassionò al disegno.  Attratto dall’arte figurativa, inizia i primi lavori pittorici rappresentando spesso donne e volti della sua fantasia, ma la pittura non è l’unica passione, lui ama anche plasmare ed esprimersi con varie tipologie di materiali come: laminati metallici, attraverso i quali realizza oggetti d’uso, e piccole sculture su pietra. Inizia da autodidatta poi, grazie alle innumerevoli sperimentazioni e, dovendo rispondere all’esigenza di approfondire la sua passione rivolta all’arte, si iscrisse a corsi artistici specifici, alimentando così le conoscenze acquisite con l’esperienza. Inizialmente tutti i lavori prodotti da Stocco non sono usciti di casa, egli operava soprattutto per sé e per il piacere di creare. Grazie all’incontro con la sua attuale compagna, che subito ha creduto in lui e che l’ha consigliato di uscire allo scoperto per far conoscere la sua arte, l’artista iniziò il suo percorso di esposizioni, il primo tra tutti, grazie ad un’azienda dove lavorava e che in occasione di eventi realizzati in Toscana decise di inserire alcune opere dell’artista, questo fu l’inizio di una serie di partecipazioni a mostre collettive e personali in Italia e all’estero. Nell’opera artistica di Marco, l’elemento Natura ha un valore importantissimo. Gli ambienti che provocano particolare emozione all’artista sono il fiume Natisone e le sue vallate, quel posto che frequentava tantissimo da adolescente. La Natura con i suoi particolari cromatismi sia di acqua che di vegetazione, lo immettono in una sorta di meditazione spirituale facendogli raggiungere un senso impagabile di pace. Oltre ciò l’occhio poggia il suo sguardo sulle forre che si scavano dentro la terra, i colori della vegetazione che si specchiano nell’acqua, un ambiente ospitale, magico, che ti accoglie e ti fa addentrare in sé, ti ospita e ti invita ad ammirare le sue manifestazioni meravigliose, producendo inevitabilmente emozionanti vibrazioni. L’arte di Marco Stocco è frutto di un bisogno interiore e di una destinazione, nel caso dell’artista è fondante fissare nella memoria le proprie origini e ritrarre luoghi per lui particolarmente significativi. Sempre incantato dalla Natura e da suggestivi scorci paesaggistici friulani, iniziò ad intuire e a canalizzare un embrione nascente nella sua fantasia per creare opere attraverso le quali si racconterà. Prenderà vita così, fronte laguna di Grado, un personaggio curioso che dapprima viene concepito e studiato con disegno e schizzi veloci e, una volta definito nei suoi particolari e simbologia, troverà giusta ubicazione nelle tele. Nel 2009 Orfeo assumerà una precisa e delineata forma che renderà palpabile il profondo lavoro di introspezione dell’artista, figurata attraverso una vivace fantasia. Il nome Orfeo gli viene consegnato inaspettatamente. Un giorno l’artista mentre stava disegnando fronte laguna, pensava assiduamente ad un nome da dare al suo personaggio antropomorfo, e in quel preciso istante sentì gridare il nome:“Orfeooo…” proveniente da alcune imbarcazioni che ormeggiavano nel porticciolo. Da lì nacque l’illuminazione e destino ha voluto che la stessa laguna gli suggerisse quel nome e che esso divenisse il protagonista del suo ciclo pittorico. La stessa Laguna gli suggerì quel nome, consegnatogli proprio in quel frangente di attimo magico, perché in quel nome stava nascendo quest’ultimo ciclo di opere “Orfeo… degustazioni artistiche”. Orfeo dunque non è un nome rubato alla mitologia, ma nato e consegnato spontaneamente dalla laguna all’artista che la omaggerà conferendo al suo personaggio un copricapo a forma di pesce. L’artista ha una capacità performante di donare vita alle sue opere, Orfeo… assumerà la funzione di narrare la parte più intima ed irrazionale di Marco, una sorta di “grillo parlante”, la coscienza che si esterna, l’amico sempre accanto, compagno di viaggio in questa vita, il personaggio con cui dialoga costantemente intimamente e che catalizza tutto ciò che Stocco prova e lo aiuta ad esternare il proprio IO.

Il compito principale assegnato ad Orfeo è quello del fotoreporter che viene invitato a viaggiare nelle intime emozioni del suo creatore e che fisserà in una sorta di diario di bordo, momenti e frammenti di personali vibrazioni.

I primi quadri dedicati ad Orfeo non sono affollati di personaggi o oggetti, ma mantengono quella sobrietà che mette in evidenza solo il personaggio e il paesaggio ospitante, una sorta di presentazione al mondo del protagonista stesso, affinché si possa affidare alla memoria senza troppe interferenze. Orfeo l’uomo-pesce con un solo occhio diventa così il narratore disinibito di tutta la grammatica artistica di Stocco.

Orfeo ricorda come stile il fumetto, come si riferisce anche al teatro della figura, un manichino senza fili che parla nel teatro della vita. Una volta trasferitosi in Brasile i suoi quadri vengono imbibiti stilisticamente dell’influenza coloristica e di soggetto dell’arte sudamericana, cosicché negli stessi quadri si potrà notare il gemellaggio distinguibile di due realtà, il mondo delle origini e il nuovo mondo dove l’artista è ospitato. Da una parte vige il silenzio e la contemplazione, la meditazione indisturbata data dai luoghi del Friuli, l’attaccamento alla propria terra e alla Madre Natura dall’altra invece l’energia del vivere in comunità, l’esuberanza, il “chiasso” del mondo sudamericano con le sue voci, musiche e dinamiche giornaliere. I protagonisti che verranno poi ad arricchire la scena di Orfeo hanno dei tratti marcati, caricaturali, come succede spesso nella storia del ritratto sudamericano, basti pensare ad esempio ai muralisti d’inizio dello scorso secolo, come Josè Clemente Orzoco, Diego Rivera e David Alfaro Siqueiros, che in ogni ritratto immettono tutta quella energia, quell’urlo della comunicazione non verbale. Gli stessi personaggi hanno comunque un preciso riferimento, in quanto sono ritratte persone o momenti che sono passati nella vita di Marco, per un attimo o per lungo tempo, persone che con le loro particolari caratteristiche hanno lasciato un segno indelebile scalfito nella sua anima. Difatti Orfeo è anche pescatore dell’anima e ci invia un messaggio ben preciso, bisogna sempre guardare al di là dell’apparenza, solo così i rapporti umani possono diventare veri e costruttivi. Orfeo si fa anche carico dei cambiamenti del mondo, e alcune volte denuncia la tecnologia perché essa stessa allontana, distrae ed impoverisce il dialogo diretto tra le persone dove, empatia, messaggi non verbali, il contatto fisico, sono fondamentali per conoscere l’altro. L’autore invita anche a riprendere un contatto diretto con la Natura, solo così potremo raggiungere un equilibrio interiore. Il bello non è una cosa in sé, ma nella soddisfazione che provoca nel fruitore. Stocco cerca questo, la sua indagine non è rivolta alla ricerca del Bello, ma del Vero, filtrato dalla personale e particolare sensibilità e diventa anche una sorta di superamento dell’ostacolo della riservatezza e timidezza dell’artista stesso.

Il fil rouge che unisce i vari quadri di Orfeo, è l’immagine, mai mancante, della bottiglia di vino, con tutta la sua simbologia sia “sacra” che “profana”. Un particolare interessante è che la bottiglia non è mai piena, in lei si cela il messaggio del tempo che è già passato, scandisce il racconto di una storia che si sta svolgendo in quell’attimo, il vino è anche origine, storia, tradizioni, il legame con la terra del Friuli e con l’Italia intera, conferendo al vino così il simbolo di appartenenza ad una comunità e alla sua italianità. Il vino disinibisce e favorisce il dialogo tra le persone, il vino è anche riferimento alla religiosità e ai suoi dogmi.  Così, ad Orfeo, Stocco affida la personale parte creativa e come custode lo invita a tenere sempre viva quella luce e scintilla rivolta all’arte e a tutte le sue espressioni.

 

Raffaella Ferrari

Critico dell’arte

 


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