Silvano Serdino- CILDI
Silvano Serdino, in arte Cildi, è originario di Grosseto, vive e opera a Saciletto di Ruda (UD). Sin da ragazzino si dedica all’arte, emblematico fu il rapporto con il nonno che gli insegnò la tecnica a sbalzo. Attivista nel campo dell’arte da sempre, curioso sperimentatore degli elementi e ricercatore di tecniche espressive nuove, si cimenta con materiali di tutti i generi, senza mai forzare la loro natura, ma esaltandone le loro caratteristiche fisiche, portando a galla i loro intimi segreti ed esaltando i segni che accompagnano il passaggio del tempo, quel tempo che ha fatto assumere loro un’anima. Lui non è un ricercatore del bello e nemmeno di un prodotto che debba piacere per forza alle persone o che rispetti dei canoni e gusti dettati dalla moda. Lui è un’artista libero che fa quello che lo fa stare bene. Nel 2000 approda ad un decisivo cambio di rotta che lo condurrà a creare la prima opera che lui chiamerà “pause temporali”, da qui in poi si snoderà tutto un percorso sia ideale che intellettuale e intimistico che verrà riversato sulla nuova produzione artistica. La sua ricerca lo porta a raccoglie oggetti inutilizzati, abbandonati, proprio l’uso di questi materiali caduti in disuso lo fa inquadrare nel moderno movimento della Trash Art. In particolar modo è attratto dai metalli, materiale da lui conosciuto, a questo materiale da una nuova dignità attraverso il lavoro incessante di battitura a terra, modellazione e successivamente assemblaggio. Non solo i metalli faranno parte dei materiali da lui utilizzati, anche se ne occuperanno maggiormente la scena, ma per creare il suo “bestiario dell’arte” utilizzerà anche legni, bombole, vetro, plastica, reti, ibridando talvolta con il colore e arricchendo alcune parti con tessuti. Le opere che ne nascono raccolgono tanti nostri personali vissuti attraverso le loro forme che ci riattivano nel reintrodurci nel nostro passato raccontandoci, ancora una volta, le favole perdute di quando eravamo bambini, o accarezzano incubi e sogni che accompagnano le nostre notti. Nascono così una serie di opere dedicate a Pinocchio, robottini o esseri extraterrestri, sedie o componimenti assai bizzarri e curiosi che andranno comunque e sempre a stimolare la nostra curiosità e il nostro immaginario, dandoci anche la possibilità di attivare la nostra personale e libera interpretazione soprattutto nel momento in cui ci soffermeremo nel dettaglio, il dettaglio fa la differenza perché delinea in particolar modo il gusto estetico della composizione e rivela sovente la primaria origine del materiale usato.
Attraverso queste opere Cildi si racconta e fa esplodere ancora quella curiosità bambina, il gioco fatto con il niente, il piacere di fare più che di dover produrre per forza qualcosa, il flusso della creatività non ha limiti e in questi materiali trova sicuramente il suo libero sfogo mettendo in moto tantissime e interessanti energie proprie dell’artista.
Altre immagini care all’artista sono gli animali, le labbra e i mezzi busti di donna, In particolar modo sugli animali lui è particolarmente coinvolto, in quanto nutre nei loro confronti un grande affetto che lo ha anche portato a progettare una mostra per e dedicata a loro. Qui egli decise di non vendere le opere ritraenti animali, ma le stesse le dava in adozione, questa azione era atta a responsabilizzare le persone e ad indicare che quando si decide di adottare un animale bisogna conseguentemente prendersi tutte le responsabilità nei suoi confronti. Le bocche sono risolte tecnicamente a sbalzo, per l’artista le labbra hanno un particolare significato, egli in loro legge la pienezza della sincerità e ne estrapola i sentimenti sia delle persone che degli animali.
Serdino si definisce il custode del niente, che a differenza del nulla è qualcosa. In questa dimensione del niente egli si ritrova al di là del valore economico che diamo alle cose che sembrano esserci necessarie. Il nostro fine, per l’artista, dovrebbe sempre in realtà concorrere a capire ciò che siamo veramente. Per arrivare alla realizzazione di queste opere, Cildi, ha percorso un ragionamento dedicato all’intelletto ed a egli si è appellato per uscire da un suo personale baratro in cui si sentiva catapultato nel niente. Lui, nei confronti dei suoi materiali e dei suoi oggetti, si sente un custode di tutto ciò che si deve trasformare, perciò deve sempre tenere tutto in ordine dove lavora, questo si potrebbe interpretare anche come rispetto verso la sacralità nei confronti della sua arte a partire dalla cura del materiale che andrà ad utilizzare.
Serdino ha una personalità veramente molto creativa, attraverso la sua arte rimesta tantissime tematiche, ideologie, intellettualismi, sentimenti e passaggi emozionali della propria vita, ce li serve così umilmente e con talmente tanta semplicità che diventa difficile non apprezzarlo ed amarlo proprio per l’estrema semplicità del suo linguaggio gli viene dato merito di comunicare in maniera diretta alla massa e non solo ad un pubblico d’élite.
Raffaella Ferrari
Critico d’arte