11 SETTEMBRE 2011
VILLA MABULTON CHIASIELLIS
GOLF CLUB
Alessandro Mandruzzato è mastro vetraio di terza generazione.
Abbandonati gli studi alla tenera età di 15 anni decide di calcare le orme del padre e da inizio alla lavorazione del vetro di Murano. Appresi i primi rudimentali insegnamenti Alessandro, grazie alla sua personale inclinazione verso la lavorazione della materia e alla sua personale curiosità è attirato dai misteri segreti di questo spettacolare materiale, intraprende così un lavoro di studio personale che lo spinge inizialmente ad approfondire la tecnica della molatura nelle sue più ardite e sperimentali applicazioni.
Mandruzzato è sempre informato sulle nuove tecnologie lavorative e le unisce all’ormai appresa e ben sedimentata millenaria tradizione muranese.
Attraverso un delicatissimo e precisissimo lavoro di sottrazione egli estrae dal blocco di vetro la sua opera definitiva quella che resisterà in eterno.
Mandruzzato normalmente non usa fare disegni preparatori o di studio nel processo di creazione delle opere perché il vetro è un materiale VIVO, lui ha un’idea ma questa viene elaborata e
definita nella fase esecutiva, perché il Maestro segue i suggerimenti che il vetro gli da nelle varie metamorfosi che assume al contatto con il calore, Alessandro segue le venature del vetro e le sue naturali deformazioni, dunque se parte da un idea quella sarà solo lo spunto iniziale per creare l’opera e poi durante l’esecuzione l’artista porterà l’opera ad assumere una propria identità.
Mandruzzato non ha nemmeno una poetica o un credo da rimandarci, le sue opere sono la parte visibile di tanti momenti di vita vissuti e appuntati in maniera emblematica nel vetro.
Il vetro è un elemento affascinante che crea molte tensioni interne, ma ciò che contraddistingue il vetro da tutti gli altri materiali è la sua trasparenza, la sua meravigliosa capacità di catturare la luce e rimandarcela arricchita di tutti i suoi particolari.
Alessandro Mandruzzato ha messo in atto tutte le seduzioni possibili da riversare nel vetro, dove la trasparenza diventa il perno necessario per attivare la curiosità da parte del fruitore.
Il canto si fa sicuramente lirico nel momento in cui Mandruzzato, alla ricerca di soluzioni che evidenzino una metamorfica creatività e un continuo flusso di sorprese crea l’angelo più grande del mondo, Anghelos (2009), in cui è concentrata tutta la forza “corrosiva” del suo pensiero e la prepotenza cristallina della sua verità.
Questa è un opera d’effetto sia per le sue dimensioni che per le grandi tappe raggiunte per il suo compimento.
Un’opera che ha assorbito tante energie dell’artista, che s’è presa e ha rubato tanto del suo intimo, ma è un opera oltremodo che ha ridonato in tutto il suo splendore ciò che ha preso rendendolo più bello e sublimandolo a stati superiori.
Attraverso la realizzazione di quest’opera l’artista ci da saggio di come sia profondo il suo intuito in una campitura complicata come la cottura a fuoco del vetro in tutte le sue innumerevoli percezioni e differenziazioni.
Di un’artista parliamo che crea a suo piacere e con libero arbitrio cosicché, quando le sue sculture conquistano lo spazio
ridisegnandolo per illusioni aeree (Cupido) o per armonie musicali (Life is Music), sembra che ogni volta si verifichi l’improbabile.
Nelle opere più piccole, da “tavolino”, la magia dell’unione di arte e artigianato si veste dell’eleganza sinuosa delle sagome artistiche elaborate dalla fantasiosa mente di Mandruzzato. Nei manufatti in vetro così composti talvolta vengono inseriti altri materiali (per es: il legno), a questi vengono oltremodo creati particolari supporti che ne arricchiscono ancor più il loro valore e le loro forme. Altra importante nota aggiuntiva è data dalla luce specificatamente studiata per colpire o accarezzare l’opera ravvivandola di tutti i suoi intrinseci significati, dove le vibrazioni della luce sono perfettamente strutturate.
Ogni opera così trattata sembra essere una preziosissima gemma di vita che pare sbocci dalla solida compattezza della materia.
Mandruzzato è riuscito a combinare le due anime eterne dell’arte cosiddette visive: quella del puro spirito e quella della manualità.
Nelle opere di Mandruzzato non noto tensioni emotive che necessitano di essere espresse attraverso il mezzo scultura, non sento che lui debba darci un messaggio di disagio vissuto o di polemica. Mandruzzato lo sento attraverso le sue opere entusiasta, creativo, libero di esprimersi come più desidera e il vetro ne nobilita il suo pensiero.
Tra l’artista e la materia da lui trattata ci sono alcune similitudini
come: la trasparenza, la purezza e la compattezza. L’entusiasmo dei suoi 15 anni, anno in cui ha iniziato la sua avventura in questo mondo, è ancora vivo e quegli occhi di bambino che si stupiscono davanti alle scoperte della vita, unito all’esperienza maturata dalle sue mani con sapiente dosaggio di mestiere antico, creano unioni
che rendono le sue opere uniche e diverse da ciò che ci offre attualmente il mercato.
Mandruzzato merita veramente di spiccare il volo nella notorietà.
Qualcuno l’ha già capito questo, difatti nel mese di settembre l’Hermitage di San Pietroburgo ha pensato bene di far entrare la prima e unica opera italiana da aggiungere alla sua collezione straordinaria nel nuovo reparto di Arte Moderna e Contemporanea.
Da segnalare anche l’esposizione permanente di una opera di Mandruzzato, uno dei sedici artisti chiamati da tutto il mondo e unico italiano, presso la Biblioteca di Alessandria d’Egitto.
E, in Italia a Jesolo, in Piazza Casa Bianca, è permanente una sua opera incastonata nel pavimento, un rosone due metri per due.
Purtroppo per noi, ma per fortuna sua qui sono esposte poche opere visto che 25 ora sono esposte in territorio Russo.